Mi dai tutte le foto scattate?
Durante il primo incontro con gli sposi, dopo aver visionato insieme i lavori, parte la domanda da un milione di dollari: “mi dai tutte le foto che scatterai al nostro matrimonio?”. Purtroppo no. Per una serie di motivi che potreste anche trovare discutibili, per carità. Ma vorrei analizzarli insieme.
Perché NO
Durante un matrimonio scatto mediamente circa 800 fotografie. Considerando che, sopratutto nelle foto di gruppo, per ogni “posa” ne scatto 2 o 3 per ovviare al problema di occhi chiusi e smorfie poco fotogeniche, il numero si riduce a circa 300 scatti “buoni”, decina più, decina meno. Questi scatti vengono poi sottoposti singolarmente al processo di post-produzione, per completare il ciclo di lavoro ed arrivare al prodotto fotografico finito. La lavorazione degli scatti richiede una cura particolare, e triplicare questo impiego di tempo significa certamente doverlo considerare nel conteggio economico della prestazione, con il rischio di non risultare competitivo. Ma, a parte i costi, siamo sicuri che valga la pena avere tutte quelle foto? Insomma, una serie di inutili doppioni non credo siano necessari. In fondo, 250-300 fotografie “buone” sono una notevole mole di materiale. Se poi pensate al fatto che per la produzione dell’album sarà necessario operare una ulteriore corposa selezione, potrebbe essere un bel vantaggio.
Secondo tentativo per avere tutte le foto
Dopo questa risposta, di solito, inizia il minuto di silenzio. La sposa, sopratutto, cerca di trovare un modo per raggiungere il suo scopo, ed esordisce fiera con “si, ok… allora me li puoi dare senza post-produzione, no?”
No. E l’espressione di lei passa dall’entusiasmo alla rassegnazione in una frazione di secondo. Non posso perché gli scatti “originali” non sono dei semplici files JPG. Sono in formato RAW (grezzo), e devono essere visualizzati con software dedicati. Ma questo non è il vero motivo. Banalmente, si potrebbe operare una bella conversione di gruppo in modo da renderli JPG visualizzabili con rapidità. La realtà è che il file RAW è brutto. Triste, piatto, poco contrastato. Immaginate una statua. Questa statua è il file JPG. Ma prende vita partendo da un blocco di pietra che è stato poi sgrossato e lavorato fino a far emergere ciò che nascondeva. Il blocco di pietra, con una discreta dose di immaginazione, è il file RAW. E nessuno scultore venderebbe mai un blocco di pietra.
E allora?
Mi dispiace non accontentare una richiesta, davvero. Ma sono un profondo sostenitore del “poco ma buono”. Sempre ammesso che 300 fotografie possano essere classificate come “poche”, intendo. Quando tornavate dalle vacanze estive con quattro rullini da 24 scatti vi sentivate dei veri reporter per aver immortalato 15 giorni al mare in poco meno di 100 fotografie. Ed ora vi sembrano pochi 300 scatti per una sola, seppure importantissima, giornata? Cosa è cambiato? Il fatto di non dover più pagare lo “sviluppo”, forse. Ma non è così. Lo “sviluppo” dei negativi si è trasformato nella post-produzione. Tutto qui.
Buona luce a tutti!
Davide Posenato – Fotografo Matrimonio Torino
Caro Alessandro, anzitutto GRAZIE per aver condiviso il tuo pensiero.
Come hai certamente avuto modo di leggere, siamo abbastanza allineati. Allo stesso tempo, però, devo provare a mettermi nei panni degli sposi per cercare di capire qual è la strada giusta da percorrere per arrivare ad un risultato che ci accontenti tutti. Purtroppo, qualche volta, non la trovo. Il Barolo è per molti, ma non per tutti. L’avvento del digitale ha di fatto tolto valore all’autenticità della fotografia, intesa come prodotto unico ed irripetibile. E lo dimostra il fatto che su ogni nostro smartphone trovano spazio milioni di immagini assolutamente inutili. Cerco, nel mio piccolo, di mantenere un livello quanto più alto possibile… chiamiamola “degustazione di Barolo”, un po’ per tutti. E poi, ognuno scelga l’etichetta che più si avvicina ai suoi gusti e alle sue possibilità. Buona giornata!
Aggiungerei anche una piccola postilla.
Se mi permettete…
Mi rendo conto che per gli sposi tutto di quella giornata è oro e che tutto, anche l’orrendo, va conservato perchè ricorda bei loro momenti.
Anche la foto della zia Carmeluzza mentre starnutisce…
Mettetevi nei panni degli amici che dovranno sorbirsi TUTTE le millecinquecento foto, dal cameriere carino, alle facce rubizze, fino allo strappo delle claze della cucigina Caterina della Calabria…
Dio ce ne scampi. Almeno tu fotografo, graziaci da questo supplizio.
SCELTA… SCELTA… SCELTA…
Meglio un piccolo calice di Barolo che tre litri di vinaccio.
Inoltre mettiamoci nei panni del povero fotografo. Mi rendo conto che qualunque scatto lui faccia sia eccelso. Ma lasciamo che i suoi errori, qualora ci siano, finiscano nel silenzio del cestino del suo desktop.
Va bene poi che la coppia di sposi pensa solo a se stessa, ma diamo un po’ di importanza all’uomo che nelle foto del matrimonio, seppur presente non compare mai. Il fotografo. Cosa penserebbe la gente che vede gli orrendi scatti che sarebbero stati probabilmente scartati.
“Ma chi è quel cane che scatta?”
“Ma quanto ti ha chiesto quello?”
“Te lo facevo meglio io…”
Chiudo confermando che i diritti della foto, seppur ceduti con l’acquisto di essa. Hanno sempre e comunque la firma e lo stile di chi l’ha scattata… rispettiamoli!