Dentro la borsa, cosa porto?
Una valanga di cose, perché mi piace esser “sempre pronto”. Molto dipende dal tipo di lavoro da effettuare, in realtà. Per uno shooting in esterno non servono le stesse attrezzature che porto ad un matrimonio, che sono ancora diverse da quelle che utilizzo per un servizio “maternità”. Insomma, quello che c’è dentro la borsa è in continuo cambiamento.
Costanti e variabili
Faccio il fotografo, ok. E devo prepararmi la borsa per un lavoro, appunto, fotografico. Quindi, sicuramente, ci sarà una macchina fotografica. Almeno una, dico. E un numero imprecisato di obiettivi. E il flash? Beh, quello serve solo in determinate circostanze. Ma procediamo per gradi. Anzi, iniziamo a fare un elenco delle attrezzature, poi tenterò di suddividerle per il tipo di servizio che dovrò eseguire.
Corpi macchina
Corpo macchina 1: Nikon D700. Maltrattabile ed indistruttibile. Non patisce nulla, pioggia inclusa. I suoi file da “soli” 12 megapixel sono meravigliosi, poco “pesanti” e super-gestibili. Un po’ ingombrante, sopratutto in abbinamento al battery-grip, ma “acquisisci punti stile” agli occhi dei profani per il solo fatto di avere un “pezzo grosso”.
Corpo macchina 2: Nikon D750. Leggera e decisamente potente. Delicata, a causa del comodo display basculante e del criterio costruttivo moderno. Ottima tenuta agli alti ISO, così come i video. 24 megapixel e doppia scheda di memoria per avere un sacco di spazio a disposizione (o per un backup immediato, cosa buona e giusta).
Lenti
Nikon 80-200 f 2.8: il “bighiera”. Lo amo, e basta. Penso non ci sia altro da aggiungere. Anche questo è un articolo bello grosso. E pesante. Dannatamente pesante. Ma la resa di questa lente è strepitosa. Se non si vuole optare per lenti “specialistiche” da ritratto, e parlo di ottiche fisse, questo è senza dubbio il mio preferito. Un po’ vintage allo sguardo, ma trasmette sempre una grandissima sensazione di solidità ed affidabilità.
Nikon 24-70 f 2.8: il “tuttofare”. Con questa lente montata non perdi mai lo scatto. Va bene per tutto o quasi. Un signor obiettivo che permette sia il panorama che il ritratto, in modo più che dignitoso. In esterno o in studio cambia poco. E in vacanza. Insomma, Non puoi lasciarlo a casa quasi mai.
Nikon 50 f 1.4: il “piccolino” di casa. Lo uso poco, e mi dispiace. Perché quando lo monto trova sempre il modo di rendermi felice. Uno sfocato da urlo, sopratutto quando hai un marmocchio per per mani. Una leggerezza ineguagliabile ed una resa mostruosa in rapporto al costo di questa lente.
Nikon 105 f 2.8: la “lama”. Nitidezza senza pari, da gestire con cautela, sopratutto con il gentilsesso. Non perdona niente. Ma se lo conosci bene può diventare un alleato prezioso nelle fotografie di dettaglio.
Gingilli vari
GoPro Hero 4 Black: “l’intrusa”: le possibilità sono praticamente infinite (guarda il video). E’ divertente, pratica, versatile. Ed è minuscola, cosa non di poco conto!
Karma Grip: “la svolta”: realizzare un video così stabile è una cosa incredibile. Nulla di “professionale”, sia chiaro, ma è davvero un prodotto SUPER!
Fuji Instax Wide: “la sorpresa”. Che poi è anche l’espressione della gente quando ti vede tirar fuori una istantanea. Ai matrimoni è una bomba! Deve stare dentro la borsa.
Flash Nikon Sb-810: “l’esagerato”. Mille funzioni, troppi pulsanti. Suvvia, è semplicemente un flash. Finché non lo monti su un Brolly Grip Lastolite. A quel punto diventa un meraviglioso flash.
Altro?
Cavalletti, monopiedi, ombrellini, softbox, Si, beh. Poi ci sono un paio di armadi sparsi per casa che contengono qualche metro cubo di ciarpame vario, ma questa è un’altra storia. In una qualche vita passata dovevo essere un collezionista. O una roba simile.
Buona luce a tutti!
Davide Posenato – Fotografo Matrimonio Torino
Megapixel… tanto è meglio?
Tra gli aspetti da considerare se stiamo per acquistare una nuova macchina fotografica c’é sicuramente il numero dei megapixel. Quello che, invece, non dobbiamo fare è decidere solo sulla base di questo aspetto.
Una piccola parentesi tecnica trattata in maniera decisamente spiccia, giusto per avere un’idea generale. Il sensore della macchina fotografica, che sia APS-C (circa 16x23mm) o FullFrame (24×36 mm), è un rettangolino di silicio che contiene al suo interno un certo numero di fotodiodi sensibili alla luce. Questi minuscoli componenti hanno il compito di raccogliere il segnale luminoso che passa attraverso l’obiettivo. Quando premiamo il pulsante di scatto questi fotodiodi raccolgono le informazioni, le convertono in un segnale elettrico che verrà poi elaborato dal software della fotocamera, che produrrà un’immagine composta da una serie di punti (i pixel).
La dimensione del sensore ci indica semplicemente l’ampiezza dell’area in cui le nostre immagini verranno impresse. Viene molto facile pensare che un sensore grande, FullFrame per dirlo da fighi, sia migliore di un piccolo APS-C. E in linea teorica è così. Ma non è la sola dimensione del sensore a fare la vera differenza.
Tanti megapixel, sinonimo di qualità o specchietto per le allodole?
Immaginiamo di avere tra le mani una macchina fotografica FullFrame da 16 Megapixel e una APS-C da 24 megapixel. Paradossalmente, la reflex con il sensore più grande (24×36 mm) ha un numero minore di megapixel rispetto alla APS-C dotata di un sensore di dimensioni più piccole. Questo perché, sul sensore più grande, sono stati utilizzati dei fotodiodi di dimensioni maggiori, che hanno il grandissimo vantaggio, tra gli altri, di produrre meno “rumore fotografico” (quei fastidiosissimi puntini che sgranano l’immagine), sopratutto in condizioni di scarsa illuminazione. Dall’altra parte, però, il vantaggio principale di un sensore APS-C è proprio la sua dimensione. Si, perché vuol dire minor spazio, minor peso e… minor costo.
Tirando le somme
A cosa serve avere un alto numero di megapixel? A scattare foto più grandi.
E a cosa serve scattare foto più grandi? A fare stampe grandi, o estrapolare più facilmente dei dettagli dall’immagine digitale.
Ci sono anche decine di altri aspetti, per carità. Ma non voglio annoiare nessuno.
Vorrei invece che la scelta di una reflex da acquistare si basasse su aspetti diversi, più importanti, che non sono neppure la marca, la forma o il colore. Ad esempio, la qualità fotografica a livelli ISO elevati, per dirne una. Ma questo è un altro discorso.
Buona luce a tutti!
Davide Posenato – Fotografo Matrimonio Torino
Il flash
Flash o non flash, questo è il dilemma. Abbiamo capito ormai che il termine “fotografare” significa “scrivere con la luce”, ma come possiamo pensare di scattare una fotografia in condizioni di luce scarsa, o assente? Ci sono 3 possibilità, con soluzioni diverse sia dal punto di vista tecnico che, ahimè, economico.
Soluzione 1
Corriamo in cameretta, portandoci un bel martello. Prendiamo il nostro salvadanaio a forma di porcellino, accomodiamoci per terra avendo cura di proteggere minuziosamente il pavimento, e colpiamo con vigore la pancia del povero suino di terracotta, con la speranza di assistere ad una piacevole cascata di sonanti quattrini. Se ne avete raccolti almeno un paio di migliaia, metteteli su una carriola e correte dal vostro negoziante di fiducia ad acquistare una bella reflex full-frame che permetta di scattare immagini ad alti valori ISO senza alcun problema. Troppo facile.
Soluzione 2
Compriamo un flash esterno. E compriamolo buono. Spendiamo comunque molto meno e ampliamo le nostre possibilità creative. Cosa vuol dire “buono”? Lasciate perdere le plasticate cinesi da 30 euro, per intenderci. Se proprio non volete investire in un flash della stessa marca della vostra reflex esistono delle valide alternative come Metz e Nissin, ma fate attenzione che sia compatibile con il vostro corpo macchina. E magari verificate che abbia la funzione TTL. Questa funzione, il cui acronimo significa “Through-The-Lens” permette di mettere in comunicazione diretta ottica-sensore-flash in modo da ottenere una modalità automatica “intelligente”. Il risultato? Poco più di una porcheria. Ma se, insieme al flash, acquistiamo anche un cavo TTL in modo da poter muovere e direzionare il fascio di luce dove meglio crediamo possiamo ottenere dei risultati decisamente migliori. Il passo successivo è capire come utilizzare lo stesso sistema, ma in modalità wireless, con molta più libertà e una buona dose di figaggine agli occhi di chi vi sta intorno. Se poi lo fate anche impostando il flash in manuale, sarete dei veri guru, e vi amerò per questo.
Il punto, come sempre, è: cosa dovete fotografare? Uno spettacolo teatrale, un concerto, un balletto? La soluzione 1 è quella che fa per voi. Matrimoni, eventi, serate in discoteca, tornei alla bocciofila? Valide entrambe le soluzioni, dipende dalle vostre tasche. Imparare ad utilizzare il flash per illuminare una scena specifica, come in studio? La soluzione 2 è un passo fondamentale per iniziare a capirci qualcosa.
Quasi dimenticavo la soluzione 3.
Soluzione 3
Se “fotografare” significa “scrivere con la luce”, e la luce non c’è… e non volete comprare una reflex professionale… e non volete nemmeno usare il flash… potete stapparvi una birra e guardarvi una bella partita in tv. Alle fotografie penserete in un altro momento.
Buona luce a tutti!
Davide Posenato – Fotografo Matrimonio Torino
Le dimensioni contano?
I maschietti si sentono più o meno comprensibilmente presi in causa quando si parla di questo. Onde evitare di creare fraintendimenti, meglio formulare più precisamente la domanda: le dimensioni contano, in fotografia? Agli occhi della gente comune pare che noi fotografi ci cimentiamo in una guerra a “chi ce l’ha più lungo”, o più pesante. Detto tra noi, un pochino è anche vero. Ma solo un pochino. Andare in giro con 30 cm di obiettivo dona di certo quell’aspetto così dannatamente professionale che serve ad elevarci dal rango dei fotografi improvvisati. E’ altrettanto vero, però, che molto dipende dal tipo di fotografia che vogliamo o dobbiamo realizzare.
Differenze
Ci sono molte tipologie di obiettivi, come abbiamo già accennato quando abbiamo parlato dell’ottica “perfetta”. E ognuna ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità. Ognuna ha il suo peso, la sua dimensione e il suo scopo. A parte il lato prettamente estetico che conferisce l’effimero piacere sopra descritto, l’attrezzatura professionale ha la caratteristica di essere ingombrante proprio in virtù dei materiali utilizzati per la sua costruzione. Un corpo macchina FullFrame, ad esempio, è quasi sempre di dimensioni maggiori rispetto ad un corpo APS-C, perché deve contenere un sensore più grande, oltre che racchiudere tutta una serie di funzioni che potrebbero risultare di troppo su una reflex dalla vocazione decisamente più ricreativa.
Quanto alle lenti, invece, c’é una enorme differenza in termini di peso e dimensioni tra uno zoom 80-200, (una delle mie lenti preferite, tra l’altro!) ed un più umile 55-200mm. Sebbene entrambe le lenti abbiamo la stessa lunghezza focale massima (200mm), la prima pesa 1,5 kg mentre la seconda appena 350 grammi. Perché? Il modo in cui sono costruite la dice lunga. Nel primo caso abbiamo una grossa lente frontale che monta filtri da 77mm di diametro, mentre il piccoletto arriva appena a 52mm. Nel primo caso la costruzione è pensata anche per resistere ai maltrattamenti, nel secondo caso per la praticità nel trasporto e la maneggevolezza.
Eccezioni
E’ vero, però, che esistono degli obiettivi di tutto rispetto che non possono di certo essere annoverati tra i “big-size” ma che garantiscono comunque risultati notevoli. Un esempio su tutti, il fantomatico ed immancabile 50mm. Inutile il paragone, ad esempio, con il limitato 18-55mm di primo equipaggiamento su molte reflex entry-level. Il piccolo 50mm, lente fissa (non zoom), garantisce risultati di ottimo livello ad un prezzo più che ragionevole.
Per rispondere alla domanda iniziale “le dimensioni contano, in fotografia”… SI. Solitamente, salvo qualche eccezione, alla grandezza esteriore corrisponde qualità interiore. E prezzi sono sempre allineati alle dimensioni, purtroppo!
Buona luce a tutti!
Davide Posenato – Fotografo Matrimonio Torino
L’ottica perfetta
Esiste forse un’auto perfetta? O uno smartphone perfetto? I 750 cavalli di una Lamborghini Aventador SV Roadster saranno perfetti per un amante dell’adrenalina, ma difficilmente per una famiglia di 4 persone ed un cane. E mia nonna, probabilmente, utilizzerebbe il nuovissimo iPhone 109S come tagliere da cucina. Ecco quindi che, anche in fotografia, non può esistere un’ottica perfetta, ma solo l’ottica giusta al momento giusto.
Quanto mi piacerebbe che il fotografo del mio matrimonio leggesse queste righe, e poi riguardasse gli scatti nella bellissima cornice del centro di Torino, nel lontano 2010. E che riflettesse.
Anzi, sai che c’é? Le ho pagate, e ci faccio quello che voglio.
Ecco qui un esempio su tutti.
In fotografia tutto è possibile e tutto è lecito, ma nei limiti del buon gusto. Il 18 mm con cui è stato fatto questo scatto, non è adatto ad essere utilizzato in questo modo. E se decidi di utilizzarlo lo stesso, devi poi metterci mano in post-produzione, affinché i soggetti non sembrino dei nani da giardino in un mondo creato da un architetto in botta da LSD. Si, beh, se proprio non puoi farne a meno, almeno abbi la grazia di evitare il furgoncino della spazzatura, e la tua ombra sui fiori. Così, per dire.
Ora, so che i “puristi” potrebbero avere qualcosa da ridire, ma proviamo a mettere dei paletti, dividendo alcune tipologie di obiettivi in macro-categorie di fotografie:
Fish Eye: a qualcuno piacciono le foto così. A me no. Ma non vuol dire niente. Potrebbero essere divertenti per qualche scatto un po’ “diverso”, ma guai a farci un ritratto.
Grandangolari: fino a 35 mm, ottimi per panorami, architettura, le foto di gruppo durante le vacanze, e gli scatti al cibo da pubblicare su Instagram.
Normali: 35-50mm, la vocazione ritrattistica si fa strada pian piano, mantenendo una buona possibilità di essere utilizzati un po’ per tutto. Relativamente economici e dall’ottima resa.
Teleobiettivi: oltre i 50mm, dal ritratto, all’evento sportivo, fino alla fotografia naturalistica. Il numero dei millimetri indicati è direttamente proporzionale al loro costo. Ahimè.
Obiettivo fisso o zoom?
La qualità delle lenti fisse, dove lo zoom è costituito dalle nostre gambe, è evidente. Pochi fronzoli meccanici all’interno, lenti meravigliose, leggere, resa splendida. Praticità, poca.
Gli zoom, al contrario, sono estremamente versatili ma ingombranti e pesanti.
E poi ci sono gli zoom “tuttofare”. La richiesta di mercato ha spinto i produttori a creare obiettivi in grado di scattare foto discrete sia al panorama che vediamo durante la nostra scampagnata domenicale, che alla nostra cugina che viene a trovarci una volta ogni sei anni. Quindi, un 18-300 può far tutto. Ma il fatto che possa far tutto, non significa che lo faccia splendidamente.
La risposta
L’ottica perfetta non esiste. Ma neppure Babbo Natale, in fin dei conti. Come spesso accade è necessario scendere a un compromesso. Che può voler dire, per certi versi,”accontentarsi”. Accontentarsi di ridurre le proprie possibilità fotografiche con un’ottica “specialistica”. O accontentarsi di una resa appena discreta con un’ottica “tuttofare”.
La soluzione!
“Quindi, ne prendo uno per tipo e sono a posto?” Ma a posto per fare cosa? Decidi cosa vuoi fotografare, e poi scegli l’obiettivo. Perché andare in giro con un trombone da 40 cm che sporge dalla macchina fotografica fa un sacco figo, ma non sempre serve. Approfondiremo il tema delle “dimensioni” in un articolo dedicato!
Buona luce a tutti!
Davide Posenato – Fotografo Matrimonio Torino